I miracoli di Gesù

(032)

Guarigione di un bambino con le gambe fratturate(125.1 e 125.5)

Gesù ascolta in disparte due o tre che hanno grandi cose da dirgli e che poi raggiungono più quieti il loro posto. Benedice anche un bambinello che ha le gambine fratturate malamente e che nessun medico volle curare dicendo: "E' inutile. Sono rotte in alto, presso la spina."
Lo dice la madre tutta in lacrime, e spiega: "Correva con la sorellina sulla via del paese. E' venuto avanti al galoppo col suo carro un erodiano e lo ha travolto sotto il carro. Ho creduto fosse morto. Ma è peggio. Lo vedi. Lo tengo su quest'asse perchè... non c'è altro da fare. E soffre, soffre perchè l'osso buca. Ma poi, quando l'osso non bucherà più, allora soffrirà perchè non potrà che giacere sul dorso."
"Hai molto male?" chiede pietoso Gesù al fanciullino piangente.
"Sì"
"Dove?"
"Qui... e qui" e si tocca con la manina incerta le due ossa iliache. " E poi qui e qui" e tocca le reni e le spalle.
"E' dura l'asse e io voglio muovermi, io..." e piange disperato.
"Vuoi venire in braccio a me? Ci vieni? Ti porto là in alto, vedi tutti mentre Io parlo."
"Siii" (il sì è pieno di desiderio). Il poverino tende le braccia supplici.
"Vieni allora."
"Ma non può, Maestro, è impossibile! Ha troppo dolore... Neppur lo posso muovere io per lavarlo."
"Non gli farò male."
"Il medico..."
"Il medico è il medico, Io sono Io. Perchè sei venuta?"
"Perchè sei il Messia" risponde la donna, che sbianca e arrossa in volto, presa fra una speranza e una disperazione.
"E allora? Vieni, piccolino." Gesù, passando un braccio sotto le inerti gambine, uno sotto le piccole spalle, prende il bambino e gli chiede: Ti faccio male? No? E allora di' addio alla mamma e andiamo.
E va, fra la folla che si fende, col suo carico. Va fino in fondo, sale sulla specie di predella che gli hanno costruita perchè sia visto da tutti, anche nella corte, si fa dare una panchetta e si siede, si aggiusta sulle ginocchia il bambino e chiede: "Ti piace? Ora sta' buono e ascolta anche tu" e inizia a parlare.
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"Come ti chiami?"
"Giovanni."
"Ascolta, Giovanni. Vuoi camminare? Andare dalla mamma e dirle: <Il Messia ti benedice per la tua fede>?
"Sì! Si!" e il piccolo batte le manine, poi chiede: "Tu mi fai andare? Sui prati? Più la brutta tavola dura? Più i medici che fanno male?"
"Più, Mai più."
"Ah! come ti voglio bene!" e getta la braccine intorno al collo di Gesù, e lo bacia, e per baciarlo meglio salta in ginocchio sui ginocchi di Gesù, e una grandine di baci innocenti scende sulla fronte, sugli occhi, sulle guance di Gesù.
Il bambino nella sua gioia neppure si accorge di essersi potuto muovere, lui fino allora spezzato. Ma l'urlo della madre e della folla lo riscuote e lo fa volgere stupito. I suoi occhioni innocenti nel volto smagrito guardano interrogativamente. Sempre in ginocchio, col braccino destro intorno al collo di Gesù, gli chiede confidenzialmente - accennando alla gente in tumulto, alla madre che nel fondo lo chiama unendo il suo nome a quello di Gesù: <Giovanni! Gesù! Giovanni! Gesù!> - "Perchè urla la folla e la mamma? Che hanno? Sei Tu Gesù?"
"Sono Io. La gente grida perchè è contenta che tu possa camminare. Addio, piccolo Giovanni (Gesù lo bacia e benedice). Vai dalla mamma e sii buono."